“QUESTI RAGAZZI HANNO SAPUTO BUTTARSI NELLA VITA CON CORAGGIO”

Eccoli alcuni dei 49 studenti brillantemente laureati della facoltà di Economia e Giurisprudenza nel percorso del Double Degree dell’università Cattolica
oggi è il giorno della proclamazione, in toga e tocco, entusiasti ed emozionati. Dottori in Economia Aziendale, percorso International Management, la doppia laurea internazionale di studi e stage che consente di acquisire contemporaneamente tre titoli in quattro anni di formazione.

IGINO MASSARI AGLI STUDENTI: “SI PUO’ ARRIVARE OVUNQUE, BASTA VOLERLO”

E’ stato accolto come una star, tra selfie e strette di mano, dagli studenti dell’università Cattolica. Il maestro pasticcere Igino Massari, noto al grande pubblico soprattutto per le sue partecipazioni televisive, ha partecipato all’evento La scienza nel piatto promosso dalla facoltà di scienze agrarie, alimentari e ambientali.

“Odio le persone che prendono il cibo alla leggera” scrisse Oscar Wilde. E chi meglio del maestro Massari può essere testimone della precisione e dello studio che occorrono nella pasticceria.

“NADIA MI DISSE DI NON PIANGERE. COSI’ IL MIO DOLORE E’ DIVENTATO UN DONO”

Le parole della signora Margherita toccano profondamente il cuore, perché sta parlando di sua figlia Nadia che non c’è più. Nel 2019, era il 13 agosto, un tumore al cervello se l’è portata via. Margherita e il marito si sentono in dovere di portare avanti quello che Nadia era nella vita, solare, caparbia, e sempre rivolta ai più deboli, così come aveva dimostrato più volte nelle sue inchieste alle Iene. La malattia l’aveva cambiata profondamente nell’intimo, ancora più generosa e votata all’aiuto. Lei stessa in un’intervista quando già era malata, definì un dono quello che le era capitato. Margherita ha raccontato chi era Nadia agli studenti dell’università Cattolica in occasione della giornata del Dono.

“L’ATTUALITA’ CI IMPONE UNA NUOVA SFIDA PER LA FORMAZIONE”

La crisi internazionale che sta attraversando il nostro paese avrà certamente conseguenze anche sui processo produttivi a causa della scarsità di risorse. Il magnifico rettore dell’università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli ha analizzato la situazione attuale: la pandemia prima, la guerra ora, e le pesanti conseguenze sul tessuto produttivo e sociale anche in ambito universitario. Lo ha fatto nel corso del tradizionale Dies Academicus che si è aperto con la celebrazione presieduta da Mons. Cevolotto.

CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA. CRESCE LA PREOCCUPAZIONE DEGLI ITALIANI PER IL FUTURO. L’INDAGINE DELLA CATTOLICA

Tre italiani su quattro pensano che che la guerra tra Russia e Ucraina stia determinando l’aumento dei prezzi delle fonti energetiche anche in Italia. Mentre gli esperti spiegano che questa gravissima crisi internazionale stia certamente aggravando dinamiche in realtà già in atto e dovute anche ad altre cause, il 76% degli italiani, per quanto riguarda il gas e il 74%, per quanto riguarda il carburante, ne attribuisce i rincari esclusivamente alla guerra.

Sono i dati principali che emergono dall’indagine lanciata dall’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona.

Questo dà il segno della preoccupazione che si sta sviluppando rapidamente con il perdurare del conflitto e che si fa ancora più drammatica per quel 58% della popolazione italiana che teme il blocco dell’approvvigionamento di gas come conseguenza diretta della guerra in Ucraina. Ecco i dati. “Per l’81% della popolazione – spiega la professoressa Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds HUB della Cattolica – l’Italia dovrebbe investire maggiormente nella produzione di energie rinnovabili, alternative a quelle fossili; e il 75% crede che il futuro energetico del nostro Paese sarà in quella direzione. Solo il 41% del campione dell’indagine della Cattolica  si è dichiarato a favore della fonte nucleare, verso cui si registra un minore favore rispetto ad altre fonti energetiche  probabilmente ritenute più sicure o più “green”.

Il pessimismo investe anche l’economia e la fiducia nel futuro: cresce – raggiungendo il 34% – la quota di italiani che ritiene a rischio la propria attuale situazione finanziaria; nell’indagine dello scorso settembre lo era solo il 26% del campione. Soprattutto, più che raddoppiata è la percentuale di italiani che guarda con sfiducia al proprio futuro economico individuale e familiare: dal 20% di settembre 2021 al 41% delle rilevazione  odierna.

Un mood negativo che si conferma guardando alle prospettive del “sistema Paese”. Sale infatti dal 22% di settembre scorso al 47% di queste settimane chi teme che la situazione economica del Paese non potrà che peggiorare tra un anno. Così come cresce dal 37% al 65% chi prefigura per il futuro un aumento della disoccupazione e una grave crisi economica. Tanto che il 36% pensa di rinviare spese familiari importanti. La psicologia dei consumi insegna che, al di là delle condizioni economiche oggettive, queste percezioni di “sentiment” sono fortemente predittive ed esplicative degli effettivi comportamenti di consumo.

“FOOD MOOD” COME CAMBIA L’ALIMENTAZIONE DEGLI ADOLESCENTI NELL’ERA COVID

Hanno considerato un campione significativo di 500 studenti delle scuole superiori della regione, di cui quasi la metà piacentini del liceo Gioia e dell’istituto Raineri Marcora. Hanno sottoposto loro un questionario per capire se e come la pandemia abbia modificato le abitudini alimentari degli adolescenti. La risposta è certamente sì, per questo l’università Cattolica, ANBI Emilia Romagna, il consorzio di Bonifica di Piacenza e CREA hanno presentato il monitoraggio nell’ambito del progetto food mood, sottoscrivendo un protocollo per proseguire il monitoraggio anche su altri istituti. Il quadro che emerge è tra luci e e ombre anche se le prime sembrano prevalere sulle seconde . Tra i cambiamenti in senso peggiorativo ci sono l’aumento consistente dedicato all’uso di device digitali con impatti negativi anche sull’alimentazione e il consolidamento della brutta abitudine di saltare la prima colazione, comportamento che riguarda il 25 per cento degli studenti. Ma ci sono anche aspetti positivi.

RISCOPRIRE IL PROPRIO CORPO PER PRENDERSI CURA DI SE’

Riprendere confidenza con il proprio corpo e con gli spazi dopo un anno e mezzo in cui il distanziamento e la mancanza di contatto hanno dominato sopra ogni cosa.

Riflettere su come è cambiato il nostro corpo in tempo di pandemia diventa importante per rendersi conto che si è davanti ad un prima e un dopo, anche nelle relazioni tra le persone.

La facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Piacenza ha organizzato l’evento Il corpo in gioco proprio con questo scopo: fare il punto su come è cambiato il modo di pensare se stessi e le relazioni, coinvolgendo oltre 200 studenti, alcuni collegati in remoto come l’istituto Mattei di Fiorenzuola, altri in presenza come il Volta di Castel San Giovanni e il Colombini di Piacenza.

ENRICO RUGGERI E I 40 ANNI DELLA NAZIONALE CANTANTI. OSPITE IN CATTOLICA

Enrico Ruggeri è il presidente della Nazionale Italiana Cantanti che da 40 anni gioca a pallone per aiutare e donare. Un impegno non scontato, un gesto prezioso che negli anni ha elargito oltre 100 mila euro. Ma non solo è donare; il risvolto della medaglia è un arricchimento personale e un rapporto con realtà spesso dolorose che il successo porta ad ignorare.

Ruggeri, ha aperto in Cattolica, la Giornata del Dono, che torna con una novità, ovvero una settimana di eventi e testimonianze che si concluderà l’8 ottobre con un contributo su l’economia del dono curato da Stefano Zamagni.

VACCINI ANTI COVID: AUMEMTANO DI 5 VOLTE GLI ITALIANI CHE HANNO PAURA. L’INDAGINE DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA

Sono aumentati di 5 volte gli italiani che temono effetti avversi del vaccino anti Covid, più di una persona su tre è impaurita. Non è per nulla confortante il risultato dell’indagine condotta EngageMinds HUB, Centro di ricerca dell’università Cattolica, campus di Cremona: il 37% degli italiani teme un effetto negativo del vaccino, mentre lo scorso maggio erano il 7%. Negli
ultimi mesi è diminuita la percentuale degli italiani fiduciosi nella capacità del vaccino anti- Covid-19 di risolvere la situazione di emergenza (diminuita dal 64% di maggio al 59% di oggi). Solo 4 italiani su 10 oggi dichiarano di sentirsi più ottimisti e più sicuri grazie alla campagna vaccinale in corso. Molti, infatti, sono ancora le persone che si dichiarano spaventate e fataliste per la pandemia ed esprimono scetticismo per i continui rallentamenti e ostacoli nel percorso vaccinale, tanto che il 46% degli italiani pensa di rimandare l’adesione al vaccino, fino a quando non sarà disponibile un vaccino
ritenuto “migliore”.

L’indagine è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute che rientra nelle attività del progetto CRAFT (CRemona Agri-Food Technologies) e di IRCAF (Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi). È stata condotta su un campione di oltre 5000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione.

A condizionare fortemente la preoccupazione è stata la recente vicenda AstraZeneca, conferma la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica e direttrice dell’EngageMinds Hub: “«Se in termini generali gli Italiani mostrano una buona attitudine verso la proposta vaccinale,  sul piano comportamentale l’evento legato al vaccino AstraZeneca sembra aver complicato il processo decisionale degli Italiani: a farsi strada in ben il 46% del campione (e la percentuale
rimane costante anche tra i “pro vax”) è l’idea di procrastinare l’adesione alla campagna vaccinale sino a quando non sarà disponibile un vaccino ritenuto “migliore”. Inoltre, il 30% ritiene che ci siano vaccini di “serie A” e vaccini di “serie B”, e mostra perplessità sul piano vaccinale basato su AstraZeneca”.

“Oggi più che mai – prosegue la professoressa –  vediamo gli effetti e i sintomi non tanto delle reazioni di allarme dovute alle notizie degli eventi avversi presunti del vaccino AstraZeneca, bensì di una progressiva lacerazione della relazione di fiducia tra cittadini, scienza e istituzioni sanitarie».

COVID ESTIVO: TUTT’ALTRO CHE SOTTOTRACCIA. “ITALIANI REFRATTARI AL RISPETTO DELLE REGOLE” LA RICERCA DELLA CATTOLICA

I virologi più cauti lo cauti le avevano detto: il covid non andrà in vacanza neppure nei mesi più caldi. Magari avrà allentato un pò la presa, per fortuna, ma resterà tutt’altro che sottotraccia. Il rialzo delle temperature pare non influire per niente: se così fosse stato non si sarebbero registrati, negli ultimi giorni, oltre 350 contagi in 24 ore in Italia, più o meno in tutte le regioni. Tanto che l’Istituto Superiore di Sanità parla di “trasmissione diffusa” pur in presenza di numeri “contenuti” rispetto a tre mesi fa. In otto regioni l’indice Rt è superiore a 1, la soglia di sicurezza. A pesare sono i 736 cluster del Paese, 123 dei quali recenti.Il fattore caldo/temperature in aumento c’entra poco o nulla. 

Cosa è allora che ha portato a questi numeri che seppur non allarmanti possono diventare preoccupanti? Le maglie delle restrizioni che si sono allargate? Di fatto  oggi sono tre i comportamenti a cui ci dovremmo attenere fuori casa: lavaggio accurato e frequente delle mani, mascherina e distanziamento. Forse è proprio qui che sta il nodo. Questi tre “modus vivendi” non sono ancora entrati nella quotidianità d tutti, o meglio, forse lo erano ma una sorta di refrattarietà ha dominato. Anche casi eccellenti ce lo hanno dimostrato, esponenti politici compresi.

L’Università Cattolica ha pubblicato uno studio, attraverso il centro di ricerca EngageMinds-HUB, che rivela la difficoltà di molti italiani, in particolare giovani e laureati, più uomini che donne, ad adattarsi alla nuova normalità subentrata dopo la pandemia da Covid-19. Quattro italiani su dieci sono refrattari a rispettare le regole post Covid.

«Ben più di un terzo della popolazione italiana, il 38% per la precisione, trova molto difficile cambiare le proprie abitudini di vita, anche se in gioco c’è la tutela dalla pandemia». Con queste parole la professoressa Guendalina Graffigna, docente di Psicologia dei consumi della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali e direttore del centro di ricerca EngageMinds HUB, sintetizza la problematicità dell’adattamento della popolazione alle regole ancora necessarie dopo la Fase 1 e la Fase 2 dell’emergenza da Covid-19: indossare la mascherina, igienizzarsi spesso le mani e rispettare il cosiddetto distanziamento sociale.

Lo studio è stato effettuato su un campione di 1000 italiani rappresentativo della popolazione italiana: la difficoltà ad adeguare le proprie abitudini alla nuova normalità imposta dalla convivenza con il nuovo coronavirus è sentita maggiormente dagli uomini (43% contro il 38% medio complessivo), soprattutto se giovani (44% nella fascia tra i 18 e i 34 anni), residenti al sud e nelle isole (42%) e con un reddito di livello medio (47%). E tra coloro che vantano un titolo di studio elevato (laurea o oltre), la quota di italiani “in difficoltà” sale al 49%4.

La ricerca dell’EngageMinds HUB ha incrociato il dato di base con altri fattori psicologici. Coloro che percepiscono un rischio di contagio da Covid-19 elevato mostrano maggiore problematicità ad adattarsi alle misure di comportamento contro la pandemia rispetto alla popolazione generale, tanto che alla domanda “Sarà molto difficile per me cambiare le mie abitudini di vita durante la Fase 3?” rispondono “abbastanza vero” o “totalmente vero” il 47% degli intervistati» – precisa Graffigna.

A fare la differenza è il livello di coinvolgimenti psicologico delle persone nella prevenzione: secondo lo studio, coloro che risultano avere un alto livello di “patient engagement” percepiscono il cambiamento delle proprie abitudini di vita nel corso di questa Fase 3 come meno difficile rispetto alla popolazione generale, mentre coloro che sono in una posizione di basso coinvolgimento percepiscono più difficoltà nel cambiamento.

Il discorso legato alla comunicazione svolge un ruolo fondamentale:”il processo di educazione e sensibilizzazione è molto più complesso sul piano emotivo e psicologico, soprattutto per le fasce della popolazione più giovani e culturalmente più evolute – spiega Graffigna –spaventare o assumere toni troppo punitivi e severi può generare l’effetto opposto, di chiusura e di disattenzione verso il comportamento preventivo predicato. Al contrario veicolare una comunicazione valorizzante la possibilità delle persone di diventare protagoniste nella gestione della propria salute e che coltivi il loro coinvolgimento attivo nella prevenzione, può risultare più efficace», conclude Graffigna.