PROFUGHI, IL PAPA CHIAMA LE PARROCCHIE RISPONDONO

“Ogni parrocchia, ogni convento, ogni monastero ospiti una famiglia di profughi”è il nuovo appello appassionato che papa Francesco lancia alle diocesi d’Europa. Un impegno concreto, quello che ha chiesto il pontefice nel corso dell’Agelus, in vista del Giubileo. Un impegno che coinvolge il Vaticano, ma anche le chiese di provincia, le realtà più piccole, spesso le più attivamente impegnate sul campo. Anche le parrocchie piacentine si stanno organizzando e stanno pensando, come concretamente, possono rispondere all’appello del pontefice. La parrocchia di San Giuseppe Operaio, una volta riunito il consiglio pastorale e accolte le direttive che arriveranno dalla Diocesi e dalle istituzioni, si rimboccherà le maniche.

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SINDACO GRUPPI:”QUESTIONE PROFUGHI VA AFFRONTATA A LIVELLO EUROPEO”

Si riaccende il dibattito intorno all’accoglienza dei richiedenti asilo. Il comune di Pontenure, attaverso una nota del primo cittadino Manola Gruppi, ribadisce che sul territorio non ci sono strutture adatte ad accogliere gli stranieri, ma lascia la possibilità ai cittadini che intendono ospitarli di accreditarsi presso la Prefettura. Ecco il testo della nota:

“Penso, scrive il Sindaco, che sia doveroso aiutare chi scappa dalla fame e dalla guerra, e come sta accadendo in numerosi Comuni della Provincia, conciliando gli aspetti legati al rispetto delle norme vigenti, di sicurezza e di una corretta assistenza e accoglienza. Come già comunicato in precedenza, anche in Consiglio Comunale, il Comune di Pontenure non ha strutture pubbliche idonee all’accoglienza, e non ha personale sufficiente per assistere le persone bisognose di aiuto. Tuttavia i cittadini che intendono accogliere profughi possono farlo dando la propria disponibilità alla Prefettura, che provvederà al collocamento dei profughi sulla base di apposite convenzioni. Il Comune vigilerà sul rispetto delle norme igienico-sanitarie previste dalla legge e, soprattutto, sugli aspetti legati alle condizioni di corretta assistenza e di integrazione, che devono essere osservate, al  fine di ottenere il contributo giornaliero messo a disposizione dall’Unione Europea per l’accoglienza dei profughi. I controlli previsti dalla legge che il Comune intende fare, permetteranno di evitare forme di lucro su queste persone in estrema difficoltà. Ci troviamo di fronte al più grande fenomeno migratorio del dopoguerra, una questione di dimensioni planetarie che può essere affrontato solo a livello internazionale e per quanto ci riguarda a livello europeo: nessuno può lavarsene le mani. Questo principio vale nel grande e nel piccolo. Esternazioni di rifiuto non cambiano la realtà per gente che fugge dalla guerra, dalla violenza e da situazioni di vita inaccettabili”.

LaPresse04-05-2011 Taranto (Italia)CronacaTaranto, arrivo dei profughi libici da LampedusaNella foto: l'arrivo dei profughiLaPresse04-05-2011 Taranto (Italy)NewsTaranto, libyan refugees from Lampedusa to the Taranto harbourIn the pict: libyan refugees

SOUMAILA: “SPERO IN UNA VITA MIGLIORE, SONO UN UOMO COME VOI”

Soumaila ha 22 anni, è arrivato a Piacenza nel marzo del 2014. Fa parte dei giovanissimi originari della Costa d’Avorio arrivati in città insieme ai primi gruppi di richiedenti asilo. Proprio quelli partiti dall’Africa a bordo dei barconi, gli stessi che si vedono sulle pagine dei giornali o nelle immagini dei tg. Raccontare la sua storia gli costa fatica, si vede, ripercorrere i momenti che lo hanno staccato dalla famiglia, la guerra civile che oggi sta vivendo il suo paese, lo rattristano. “Sono arrivato con in barconi dalla Sicilia – racconta – poi a Bologna in aereo e in pullman a Piacenza dai Frati di Santa Maria di Campagna”. Soumaila, insieme a 13 connazionali, è ospite dei frati minori di santa maria di campagna. Una convivenza segnata da regole, orari, pranzi e cene insieme, turni per la preparazione dei pasti. Poi la scuola. Soumaila, nel suo anno e mezzo di permanenza a Piacenza ha ottenuto la licenza media e studiato l’italiano che oggi parla correttamente ed è stato invitato, insieme al mediatore culturale della Caritas in alcune scuole della città per raccontare la sua esperienza. “Quando sono arrivato a Piacenza ho incominciato ad andare a scuola ed ho preso la licenza media, è stata dura ma, con l’impegno, ce l’ho fatta. Quando vado nelle scuole a raccontare la mia esperienza i ragazzi mi chiedono perchè sono scappato dal mio paese; loro pensano che noi siamo venuti in Italia per rubare il lavoro, ma non è così. Abbiamo bisogno di amici – spiega – di gente con cui parlare per imparare la lingua. I primi tempi mi sono sentito spesso solo, senza amici, ora però va meglio. E per il suo futuro spera di ottenere, al più presto, il permesso di soggiorno, la carta d’identità e il titolo di viaggio. E poi un lavoro, per una vita migliore. “Spero in una vita migliore, in un buon futuro, sono un uomo come voi che ha diritto a vivere una vita migliore”. Soumaila fa parte del gruppo di giovani africani accolti dalla Caritas diocesana. Una realtà che ha messo in campo professionisti e volontari per rendere l’accoglienza migliore, al di là del vitto e dell’alloggio, con un progetto di formazione volto all’integrazione e all’autonomia. “Abbiamo seguito un percorso specifico – spiega Youness Kabouchi collaboratore Caritas, mediatore linguistico e culturale progetto accoglienza profughi – che non si limita solo al vitto e alloggio, ma anche ai corsi di italiano, attività sportiva. Abbiamo provato ad integrare questi ragazzi togliendolo dall’isolamento e dalla solitudine”.

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PROFUGHI, DON NOBERINI: “BASTA CON GLI SLOGAN”

Basta con gli slogan, accoglienza sì accoglienza no, è ora di rimboccarsi le maniche e di andare oltre la tentazione di dire ci pensi qualcun’altro. Don Maurizio Noberini, parroco di Santa Franca e presidente del movimento Africa Mission, definisce la questione legata ai profughi un banco di prova non solo per la chiesa, che per definizione dovrebbe essere dedita all’accoglienza, ma per l’intero occidente. “Evitiamo gli slogan accoglienza sì, accoglienza no – ha detto Don Maurizio – chiediamoci invece, come ha fatto Mons. Galantino dive stanno le grandi organizzazioni come l’Onu. E’ facile dire ci pensi qualcun’altro, stringi stringi l’accoglienza tocca anche a ciascuno di noi”. Diffidenza verso lo straniero, crisi economica, senza contare logiche che attingono prettamente alla sfera politica, sono le motivazioni che portano i più a chiudersi all’accoglienza. “Come presidente di Africa di Mission che da anni opera nei luoghi più poveri dell’Africa, ci siamo accorti, con i missionari, come questo bisogno dell’accoglienza venga da lontano. Dobbiamo farci carico del sud del mondo, non possiamo ricacciare queste persone in mare e sperare che ci pensino gli altri”. Intanto a Piacenza, con la partenza dei 16 profughi a Marsaglia, gli stranieri sono passati da 157 a 141. Non la soluzione al problema, secondo l’assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini, che continua vedere la questione troppo sbilanciata sul fronte logistico e poco sulla progettualità. “Finchè si considera il problema dal punto di vista logistico e progettuale – ha confermato – la soluzione è ben lontana. Certo ora a Piacenza ci sono 16 stranieri in meno, ma il problema di riversa su altre piccole realtà”. Qualità dell’accoglienza è il tema di fondo. Osservare e analizzare la questione da questo punto di vista, sarebbe come capovolgere la prospettiva rispetto a come si è agito finora. Partire dai progetti, dalle regole di convivenza, dall’insegnamento della lingua, per far capire il valore dell’accoglienza. “Accoglienza è prima di tutto riconoscere in chi ho davanti una persona – ha spiegato Cugini – con la sua dignità, i suoi diritti e i suoi doveri. Accoglienza significa far comprendere a queste persone che esistono progetti che iniziano, si sviluppano e finiscono in grado di creare i presupposti per dare autonomia. Tutte cose che, per ora si sono svolte a macchia di leopardo”. A parte gli esempi della Caritas, di Ponte dell’Olio, Rivergaro, Piacenza  sembra carente da questo di vista? “Direi di sì – ha confermato l’assessore – non sempre le risposte sono quelle che mi piacerebbe vedere. L’accoglienza non è solo economica, qualche gestore, secondo me, fatica a comprendere questa cosa”.

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“A PONTENURE NON CI SONO STRUTTURE PER ACCOGLIERE I PROFUGHI”

A Pontenure, al momento, non risultano strutture candidate ad accogliere i profughi che, nelle prossime ore, arriveranno sul nostro territorio. La conferma arriva dal sindaco Manola Gruppi che ha ottenuto rassicurazioni, in questo senso, dalla Prefettura. All’interno del Comune non ci sono strutture con caratteristiche tali da poter partecipare al bando emesso da via San Giovanni per l’ospitalità dei richiedenti asilo. Due settimane fa il prefetto Anna Palombi aveva convocato un incontro con i sindaci dei comuni che non hanno ancora ospitato stranieri; un incontro dal quale, di fatto, non era emerso nulla di concreto se non un nuovo appello ai privati perchè si candidassero a mettere a disposizione strutture per ospitare gli stranieri in arrivo da Bologna. All’incontro con i primi cittadini era seguito un appello del Prefetto direttamente ai privati perchè si facessero avanti. Appello che, a quanto pare, nessuno ha colto: anche a Sarmato, dove il sindaco Anna Tanzi ha inviato una lettera ad alcuni titolari di strutture, nessuno si è candidato, a Rottofreno il sindaco Raffaele Veneziani non ha avuto alcun riscontro. Ad oggi i richiedenti asilo sono ospitati a Piacenza, tra Caritas e strutture private, Calendasco, Coli, Ponte dell’Olio, Gragnano, Rivergaro, Vigolzone, Pianello, Gropparello, Bettola, Monticelli, Castell’Arquato e Alseno.

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PROFUGHI, DALLA PROSSIMA SETTIMANA ANCHE IN PROVINCIA?

Non si placa la questione profughi, dopo il ponte di Ferragosto, la gestione dei nuovi arrivi si farà nuovamente pressante e bisognosa di una soluzione. Dopo la riunione con i sindaci e l’appello lanciato ai privati, la Prefettura continua a cercare nuovi alloggi per questi migranti che già venerdì sono arrivati sul nostro territorio. E nonostante Piacenza sia già “al completo” e oltre, i nuovi arrivi della scorsa settimana sono stati temporaneamente sistemati in due strutture che già ospitano gli stranieri, in attesa che i sindaci della provincia mettano a disposizione, attraverso i privati, strutture idonee. In città, insieme al comune di Piacenza, la Caritas continua a mettere a disposizione i suoi spazi per l’accoglienza dei richiedenti asilo. “In pochi mesi abbiamo raddoppiato il numero dei profughi ospitati presso le nostre strutture – conferma il direttore di Caritas Giuseppe Chiodaroli – passando da dieci a venti. Abbiamo sistemato un appartamento nella parrocchia di San Savino dove alloggiano due coppie di sposi, di cui una donna è in attesa di un bimbo; in un appartamento vicino alla parrocchia del Corpus Domini ci sono cinque persone, altre dodici dai frati di Santa Maria di Campagna, una decina presso la suore di Casaliggio e alla Casa della Giovine in centro. L’accoglienza non si deve tradurre solo nella ricerca di un alloggio – spiega Chiodaroli -altrimenti a fine a se stessa, ci vogliono programmi seri che gli stranieri devono seguire. Come Caritas abbiamo due figure professionali che seguono i ragazzi e con loro svolgono le diverse attività, dai corsi di italiano, inglese ai tornei di calcetto. Questo anche per offrire un segnale positivo alla città”. Il sindaco di Sarmato Anna Tanzi ha spedito una lettera ad alcuni cittadini che sapeva nelle condizioni di poter offrire un alloggio: “una lettera sintetica – conferma – in cui ho spiegato la situazione e le richieste arrivate dalla Prefettura, ma non ho avuto alcuna risposta in merito. Devo dire che questo è un atteggiamento che riscontro anche in altre circostanze, meno delicate di quella in oggetto in questo momento. C’è un forte assenteismo di fondo”. Nonostante questo, dalla prossima settimana i nuovi arrivi dovrebbero essere collocati nei comuni della Provincia, almeno quelli che hanno trovato una sistemazione adeguata per accoglierli.

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PROFUGHI, PALOMBI: “QUESTI RAGAZZI NON SONO MOSTRI”

La situazione si fa pesante, e una soluzione va trovata, che lo si voglia o no. Insomma non è più il tempo di demandare ad altri, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità con spirito collaborativo e buona volontà. Potrebbe riassumersi così l’esito dell’incontro del prefetto Anna Palombi con 10 dei 19 sindaci che non hanno ancora accolto sul loro territorio i richiedenti asilo. Alcuni primi cittadini pare abbiano recepito l’urgenza della situazione, altri rimangono più fermi sulle loro posizioni. Ma già oggi a Piacenza sono in arrivo 11 profughi, in città non potranno stare perchè le strutture sono al completo, occorre che i sindaci si impegnino a trovare alloggi di privati o strutture idonee ad accogliere gli stranieri. “Bisogna che i sindaci ci mettano un pò di buona volontà, con il nostro aiuto, quello della cooperative risolveremo il problema. Questi ragazzi non sono mostri – ha detto il Prefetto – come si vuole far credere, alcuni di loro vengono da situazioni drammatiche, altri hanno vissuto la guerra. Se ogni sindaco si impegna a trovare privati che mettano a disposizione una struttura, la soluzione a questa emergenza si trova”. Ma la contrarietà e lo scetticismo rimangono; quello che gran parte dei sindaci contestano è l’imposizione dall’alto di questa accoglienza e la mancanza di un progetto di gestione rivolto ai migranti. “Se si è nella logica di un fare un progetto condiviso bene – spiega Anna Tanzi, sindaco di Sarmato – al contrario se non c’è una gestione chiara e se io non conosco chi gestisce le strutture dove andranno i profughi, non si può andare da nessuna parte”. “La Val Trebbia ha già dato – spiega il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali – a Coli ci sono alloggiati, in due strutture, 30 profughi. Se esiste l’Unione dei Comuni, credo che la Val Trebbia abbia già dato il suo contributo”. La Lega Nord non utilizza toni concilianti, al contrario getta benzina sul fuoco: “il prefetto Anna Palombi minaccia di requisire immobili per imporre l’accoglienza degli immigrati ai sindaci dissidenti? – si domanda il deputato Guido Guidesi – Se così sarà, noi le sequestreremo la Prefettura, occupandola con migliaia di piacentini disoccupati, chiedendo nei loro confronti l’identico trattamento oggi riservato ai clandestini”.

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PROFUGHI, LA PREFETTURA CONVOCA I SINDACI PER NUOVI ALLOGGI D’URGENZA

L’emergenza profughi non si sopisce, anzi torna a farsi sentire più forte che mai. Ad annunciare l’arrivo di nuovi stranieri sul nostro territorio è la Prefettura attraverso una nota nella quale si chiede alle Amministrazioni, alla Curia e alla Caritas di trovare un alloggio a 36 nuovi profughi. E aggiunge che se non si troveranno sistemazioni adeguate “trascorsi dieci giorni dal ricevimento della presente – si legge – questa Prefettura sarà costretta ad adottare provvedimenti d’urgenza mirati ad occupare strutture idonee a tale scopo”. “Pur nella consapevolezza che tale decisione comporta – prosegue – dal punto di vista dell’impatto sulla vita ordinaria delle istituzioni locali, non riesce possibile sottrarsi alle determinazioni già intraprese. Si confida pertanto nella collaborazione al fine di poter interessare chiunque avesse la disponibilità di strutture per l’accoglienza anche in numeri minimi di stranieri”. A questo proposito è stata convocato per giovedì 6 agosto un incontro urgente con 19 sindaci dei comuni del territorio: Borgonovo, Castelsangiovanni, Nibbiano, Ziano, Bobbio, Agazzano Gossolengo, Rottofreno, Sarmato, Caorso, Castelvetro, Cortemaggiore, Alseno, Cadeo, Fiorenzuola, Pontenure, Carpaneto, Podenzano, San Giorgio. Sono stati invitati a partecipare alla riunione il primo cittadino di Piacenza Paolo Dosi, il presidente della Provincia Francesco Rolleri e i rappresentanti  di Caritas e delle forze dell’Ordine.

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QUANDO AI MIGRANTI SI OFFRE UNA POSSIBILITA’

Sonko e Alfa sono due dei venti ragazzi per lo più arrivati dalla Gambia a Piacenza nel novembre scorso. Sono una parte del nutrito gruppo che nell’autunno scorso è arrivata in città, da migrante. Oggi, grazie al percorso di formazione conseguito con la scuola edile, sostenuto dal Comune e dalla Prefettura, hanno un diploma da intonacatore e pittore. Un pezzo di carta, è vero, ma che significa molto. Significa la possibilità di andare alla ricerca di un lavoro, dopo sei mesi di permanenza in Italia, significa aver ottenuto una qualifica e un impegno portato avanti e concluso. Questi venti giovanissimi, tra i 18 e i 20 anni, che faticano a parlare in italiano, si sono impegnati nel rifacimento della facciata esterna dell’asilo nido della Besurica. “Sono molto contento di quello che ho fatto – dice a fatica Alfa che arriva dalla Gambia – mi sono trovato bene a Piacenza e non ho trovato difficoltà”. “Il percorso che portiamo avanti come Ente di formazione Scuola Edile – spiega il presidente Filippo Cella – è quello far fronte, insieme a Comune e Prefettura, all’emergenza profughi offrendo loro la possibilità di acquisire competenze specifiche per un eventuale inserimento nel mondo del lavoro”. Il vice prefetto aggiunto Roberta De Francesco si è rivolta ai ragazzi: “tra di voi ci sono storia di sofferenza, molti di voi vogliono lasciare l’Italia per la Francia. Da oggi avete in mano un diploma che vale più del denaro, perchè vi da una qualifica, cercate di farne buon uso”. Questo percorso di formazione, iniziato quasi un anno fa dal comune di Ponte dell’Olio dove sono arrivati nell’agosto scorso 15 profughi, ha un senso soprattutto se finalizzato a rendere occupati questi giovani in azioni utili alla collettività e ad offrire loro le prime competenze di un mestiere.

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LA STORIA DI ABDINASSIR, MIGRANTE CON IL SOGNO DI VIVERE IN ITALIA

Abdinassir viene dalla Somalia. Il suo è stato davvero il viaggio della speranza. E’ arrivato a Piacenza nove mesi fa, prima a Trento per sei altri lunghi mesi. Oggi, nella nostra città, è alloggiato al Convento dei frati minori di Santa Maria di Campagna. Abdi è in attesa di conoscere se la sua richiesta di richiedente asilo verrà accettata. Nei suoi occhi si legge attesa e disincanto; laureato in ingegneria è un grande appassionato di lingua e letteratura italiana che sta studiano e approfondendo anche a Piacenza. Ma l’inizio non è stato facile: “Quando scappi dal tuo paese, sei lontano dalla tua famiglia che in parte non c’è più, non è facile. Quando alla mattina esci di casa e alla sera ritorni senza una parola di conforto da parte della gente, è una condizione molto triste. Ho sofferto la chiusura della gente”. Abdi è solo, ha perso gran parte della famiglia, gli sono rimaste la mamma e una sorella che vivono in Inghilterra con lo status di profugo. Colpisce, nonostante la difficoltà, sentir pronunciare da questo giovane somalo la parola sogno. “Il mio sogno – ci spiega – è quello di integrarmi, non solo di ricevere aiuti. Vorrei avere l’opportunità di avere e dare all’Italia, dove vorrei vivere. magari come soggetto strategico tra il mio paese di origine e il vostro paese”. La storia di Abdinassir, insieme a quella di altri migranti, è stata raccontata al convegno organizzato dalla Cgil per mettere a fuoco quali strategie Piacenza mette in campo per far fronte a questa emergenza: “la situazione è complessa – spiega il segretario della Camera del Lavoro Gianluca Zilocchi – a fronte di una buona collaborazione con la Prefettura e le istituzioni come Piacenza che si è fatta carico di un numero maggiore di migranti rispetto a quello previsto, ci sono ancora troppi comuni che girano le spalle. Sulla nostro territorio ci sono 250 profughi, basterebbero poco unità per ogni comune per risolvere, in parte, questa emergenza”. Presente anche l’assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini che ha accolto la proposta della Cgil: accanto ai viaggi della Memoria di potrebbero accostare i viaggi dell’emigrazione italiana, ad esempio partendo da Marcinelle.

 

 

CGIL PROFUGHI